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POLIESTERE nell'ABBIGLIAMENTO // il suo impatto ambientale

Il poliestere è uno dei tessuti sintetici più diffusi nel mondo della moda. Si tratta di un materiale economico, resistente, elastico e versatile, che può essere usato per produrre qualsiasi tipo di capo, dall’intimo ai copricapi. Tuttavia, il poliestere ha anche un alto costo ambientale, poiché è derivato dai combustibili fossili e contribuisce al rilascio di microplastiche nell’ambiente.
Il poliestere è un polimero plastico, ottenuto dalla policondensazione di acidi e alcoli. Per produrre un chilogrammo di poliestere, sono necessari circa 1,5 chilogrammi di petrolio e 17,5 chilowattora di energia. Questo significa che il poliestere ha un elevato impatto sul riscaldamento globale, in quanto emette circa 5,5 chilogrammi di CO2 per ogni chilogrammo di tessuto.
Inoltre, il poliestere è un materiale non biodegradabile, che si degrada molto lentamente nell’ambiente. Ogni volta che un capo in poliestere viene lavato in lavatrice, rilascia migliaia di frammenti di plastica, chiamati microfibre, che finiscono nelle acque reflue e poi nei mari e negli oceani. Secondo un rapporto dell’Europarlamento, il lavaggio dei tessuti sintetici è responsabile del 35% delle microplastiche presenti nell’ambiente.
Le microplastiche sono un grave problema ecologico, poiché possono essere ingerite dagli organismi acquatici, accumularsi nella catena alimentare e causare danni alla salute umana e animale. Le microplastiche possono anche trasportare sostanze tossiche, come coloranti, additivi e residui di pesticidi, che possono contaminare l’acqua e il suolo.
Per ridurre l’impatto ambientale del poliestere, esistono alcune possibili soluzioni. Una di queste è il riciclo del poliestere, che consiste nel trasformare le bottiglie di plastica o i vecchi capi in nuove fibre tessili. Questo processo permette di risparmiare energia, acqua e petrolio, e di ridurre le emissioni di CO2. Tuttavia, il poliestere riciclato non elimina il problema delle microplastiche.
Un’altra soluzione è l’uso di materiali alternativi al poliestere, come i tessuti naturali o biologici, che sono biodegradabili e rinnovabili. Tra questi, ci sono il cotone, la lana, la seta, il lino, il canapa, il bambù e altri ancora. Questi tessuti hanno però dei limiti, come il consumo di acqua, l’uso di pesticidi e fertilizzanti, la scarsa durata e la necessità di trattamenti chimici.
Infine, una soluzione più radicale è il cambiamento di stile di vita e di consumo. Per ridurre l’impatto ambientale del poliestere, e della moda in generale, è necessario adottare una filosofia di slow fashion, che privilegia la qualità alla quantità, la durata alla velocità, l’etica alla convenienza. Questo significa acquistare meno capi, scegliere quelli più ecologici e sostenibili, curarli e ripararli, e infine donarli o riciclarli.
In conclusione, il poliestere usato per l’abbigliamento ha un impatto ambientale molto negativo, soprattutto per il rilascio di microplastiche. Per contrastare questo problema, è possibile riciclare il poliestere, usare materiali alternativi o cambiare le proprie abitudini di consumo. In questo modo, si può contribuire a salvaguardare l’ambiente e la salute del pianeta.
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